(Les Acteurs de L’Ombre Productions) Sono ormai in circolazione da quindici anni i francesi Moonreich, il progetto di Arthur Legentil e Guillaume Portret; hanno all’attivo -questo compreso- ben cinque album, oltre ai vari EP, ma sono rimasti un po’ in silenzio dopo “Fugue” del 2018 (recensione qui), ricordando a tutti di essere ancora in circolazione solo con l’EP “Wormgod” di fine 2019 (qui)… mantenendosi comunque impegnati in una intensa attività live, pandemie varie permettendo. Ad un certo punto (in occasione di “Fugue”) sembrava avessero assunto un vocalist (al posto del Legentil), il quale con questo nuovo disco sembra scomparso, riportando la band all’essenza del duo che l’ha concepita. “Amer”, tuttavia, dimostra una massiccia crescita stilistica e tecnica dei parigini, i quali sono sempre molto violenti, ma con un incedere più teatrale, più scenograficamente ritmico… pur non rinunciando mai a materializzare quell’apocalisse che non conduce da alcuna parte se non nel profondo degli inferi. È sufficiente “Of Swine and Ecstasy” per rendersi conto del livello raggiunto: introduzione surreale da cinema muto, esplosione black metal sulfurea e devastante, aperture progressive che ricordano i Thy Catafalque, divagazioni melodiche che strizzano l’occhio ad ipotesi dissonanti, fino ad un’evoluzione sonora che esce da qualsivoglia confine del genere d’appartenenza. La title track è pura violenza, ma anch’essa nasconde una breve perla di genialità per quanto riguarda gli abbinamenti di momenti scenici apparentemente opposti. Coinvolgente “Where We Sink”, con la sua alternanza di tempo (dal mid alle sfuriate micidiali) e quell’incedere trionfale che sfocia nella decadenza di “Astral Jaws”, brano ricco di tecnica, di melodia e di ricercatezze ritmiche. In chiusura la lunghissima “The Cave of Superstition”, pezzo nel quale il duo inietta con intelligenza e destabilizzante ordine una vasta gamma di idee, arrivando a dettagli etnici, evolvendo il suono verso un black tanto efferato quanto progressivo e decisamente avant-garde. Potenti, scatenati, incisivi, creativi: una band che all’apparenza sembra suonare del normalissimo black metal… cosa poi immediatamente negata da composizioni eclettiche, ricche di dettagli, di divagazioni, di idee, di metodi artistici ma estremamente cinici concepiti per condurre dolorosamente l’ascoltatore verso i meandri più bui dei più cupi gironi infernali.

(Luca Zakk) Voto: 8/10