copmorte(Autoproduzione) La band esiste da una dozzina di anni, ma subendo anche delle pause e cambiamenti nella line-up e infatti questa release è del 2011 e alcuni dei musicisti che vi presero parte oggi non ci sono più. Un lavoro datato e che la band sta promuovendo ancora. “Holy Leech” è un death metal dirompente, con forti innesti di thrash metal e qualche vaga sfuriata nel black metal. E’ un insieme di cose e che al di là di qualsiasi considerazione sui generi, la release si rivela una granitica e irruenta mazzata. “Wzlot”, e in parte anche “Liers In Black”, si assestano su tempi medi, riff stoppati, andature solenni e che ovviamente restituiscono un senso di compattezza e melodie spietate. La scuola polacca, fatta di tempi veloci e devastanti, spaccati da improvvisi rallentamenti di stampo tecnico o brutali, si trovano in “Liers In Black” e “Succubus”. C’è qualche derivazione nelle canzoni, ma non sono mai dello stesso tipo e comunque mi sembra che sviluppino un proprio sound, il quale è un death metal dalle tinte oscure, cupe, scatti brutali e una base ritmica solida, contornata da un basso che non si ferma mai. Quando i Morte vanno a mordere i freni saltano fuori momenti esaltanti, come in “Jester of Nazareth”. Sono quei momenti in cui si ha la conferma di come la band sia attenta a sfumare il songwriting, nonostante poi in alcuni passaggi insista troppo su alcune elaborazioni. Il discorso solista delle chitarre è di buon livello e magari in futuro verrà ulteriormente valorizzato concedendogli più spazio. “Holy Leech” non arriva a 30’ eppure dimostra il potenziale di questa band che probabilmente saprà migliorarsi ulteriormente.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10