
(Spinda Records / Stolen Body Records) Camille Goellaen Duvivier, organo e voce, Colin Goellaen Duvivier, batteria e voce, sono sorella e fratello con entrambi la passione dell’hard rock e il prog di decenni fa. “Deux”, cioè due, come gli album pubblicati e come i musicisti che formano appunto il duo francese. I Duvivier sommano la loro identità artistica, audace al contempo derivativa, come per esempio dai Deep Purple, qualcosa degli Atomic Rooster, come in “Black Flames”, ma non solo loro. La voce, l’organo e la batteria, sono i tre elementi cardine di “Deux”, una scelta che apre a mondi interessanti, con lineamenti anche psichedelici, melodie spinte da cavalcate che scivolano lungo la linea del tempo con un certo ordine di stile. Colin regola i battiti, segue il più delle volte sua sorella, contribuendo con i suoi alti e bassi ritmici a sottolineare le atmosfere che l’organo definisce. Il cantato ha il suo valore nel tessuto dei pezzi e con il contributo di entrambi. Qualcosa di cospicuo si avverte in brani come “Limbo”, di poco oltre i sette minuti e mezzo, nella delicata “Night Lights”, in generale quando il duo si cimenta con un passo prog, anziché hard rock o psichedelico. Camille e Colin hanno energia creativa, suonano dei pezzi nei quali infondono sana ambizione e non sembrano darsi limiti e dunque la differenza tra una canzone e l’altra a volte è se una è o meno riuscita rispetto al resto. “Deux” possiede alcune composizioni coinvolgenti, come “Black Flames” o “Take Me To The Stars”. Altre anche se piacevoli magari soffrono dell’egualitarismo verso i Deep Purple per esempio, come “The Caveman”, oppure dell’emulazione, come avviene in “Starkus” che fa il verso a “Tarkus” e dunque agli Emerson, Lake & Palmer. Per carità, ogni cosa ha un suo valore in “Deux”, ma è pur vero che non è difficile rintracciarvi sonorità archetipe e non solo a causa dell’organo. All’atto pratico i Moundrag presentano un album piacevole, senza dubbio, ha il solo difetto di invogliarti alla fine dell’ascolto di dare una ripassata ai classici!
(Alberto Vitale) Voto: 7/10




