(Svarga Music) Munruthel è un Signor Artista. Esperienze nei favolosi Astrofaes, nei Nokturnal Mortum e di recente ha partecipato nei Thunderkraft per l’album “Totentanz” e dopo un anno da “The Dark Saga” ecco un nuovo atto di symphonic folk black metal. L’ucraino Munruthel scava nelle proprie radici culturali ed etniche e tira fuori melodie antiche, suoni di terre sconfinate, trame dalla poetica sonora universale. In questo “CREEDamage” ospita Wulfstan (Forefather) alla voce di “The Lake”, canzone dei Bathory, e Masha Arkhipova (Arkona), voce femminile che potenzia e rende graziosa “The Mown Dawns Lies on the Ground”, atto folk e symphonic metal esemplare. In un’ora “CREEDamage” sviluppa canzoni che scorrono come fiumi placidi e sui quali la luce del sole scintilla e l’ascoltatore è come situato su una collina a guardare questa fiumana di suoni avvolgenti. La pomposa intro sorge “Rolls of Thunder from Fiery Skies” che presenta distorsioni poco convincenti e synth che sovrastano tutto, ma il bridge centrale completamente folk e con voce femminile risollevano questo atto di symphonic black metal zoppicante nella sua prima parte. La title track e la già citata canzone con la Arkhipova impongono tematiche melodiche all’ascoltatore. L’intermezzo sinfonico “The Age of Heroes”, di ben 5′, introduce poi la cover dei Bathory la quale è vestita di un arrangiamento unico e seguita poi da “The Eyes of Abyss”, altro pagan black metal nello stile di “Rolls of Thunder…”, ma con un guitarworking più graffiante, nonostante quelle distorsioni troppo cupe (davvero, sono l’unica cosa che non ho gradito dell’album) e sulla stessa condotta è “Carpathian’s Shield”, in cui il lavoro sinfonico è davvero imponente e la vocalità di Munruthel interpreta al meglio il brano. Chiude l’album la suite strumentale “Krada” suddivisa in tre movimenti: “The Blood”, “The Surya”, “The Fire”. La predominanza della componente orchestrale è totale nel secondo movimento, mentre nel terzo l’orchestrazione e il folk si sommano e creano un tessuto magistrale che trasporta l’anima dell’ascoltatore. Un’ora nel mondo incantato della Natura, intesa come madre e dea suprema. Munruthel somma diversi elementi stilistici, abbina suoni aggressivi e soavi strumenti acustici, li affianca con voce ringhiosa ma accorata e il prodotto è un ennesimo capitolo della sua narrativa pagana.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10