(Argonauta Records) Una band italiana. Un moniker sintetico che battezza anche questa release. Una copertina assolutamente strepitosa, fantastica, geniale. Quasi tre quarti d’ora a base di sludge e post metal strumentali, ricchi di atmosfera, energia, dinamismo, oscurità e coinvolgimento sia conscio che subconscio. Suoni taglienti, freddi, un freddo globale, immenso, un’oscurità profonda, abissale già con la opener “Vostok”, dove la ritmica è senza respiro e le stupende melodie emanano sofferenza, poi speranza ed infine negazione della stessa. “Falesia” è quasi epica, drammaticamente epica, a tratti riflessiva, poi ancora nervosa e fredda e solo la breve parentesi ambient occupata da “Temo” permette di riprendere fiato, prima di una tragica “Baltoro”, traccia ricca di dettagli, con aperture prog sempre annegate in un contesto post metal geniale ed irresistibile. Ipnosi dispersa nel cosmo con “Bromo”, ulteriori dosi progressive con “Dancalia” prima della conclusiva “T’mor Sha” dove post, atmosferico e sludge progressivi evolvono, mutano, crescono e prendono nuova vita, nuova forma… una nuova forma uguale alla precedente solo nell’apparenza, nell’aspetto primario, nell’ombra lasciata sul terreno… in una ipotetica ed improbabile giornata di sole, un sole che con i Naat tramonta per non sorgere mai più. Sembra quasi che i Naat abbiano preso la componente monotona e decadente del post metal e ci abbiano iniettato tutto lo sludge a disposizione, filtrando quel monotono in maniera assurda, salvando solo quello che risultva più energetico e ricco di feeling: la monotonia più … catchy. Il tutto sempre accuratamente accerchiato da trame ambientali complesse, varianti progressive ed idee impreviste ed improvvise, fino alla creazione di una dimensione sonora malata ma irreprimibile, incontenibile, alla quale è semplicemente impossibile -o forse proibito- opporre resistenza.

(Luca Zakk) Voto: 9/10