
(Dusktone) Un demo uscito quasi dieci anni fa, poi un debutto nel 2018 seguito da un silenzio che questo “Mara” finalmente rompe con fragore! Norvegesi, devoti alle arti oscure, fieri guerrieri dell’underground, musicalmente hanno un’attitudine che va oltre il black’n’roll, che si spinge dentro una dimensione punk esaltata da un minimalismo sonoro e da linee vocali sfacciate, poco rispettose, sincere e dirette. I brani sono impattanti e hanno la tendenza a raggiungere livelli destabilizzanti, come l’assurda “Svart Messe”, tra il black e il rituale deviato. I Natas riescono pure ad alternare brani concepiti nel nome della pura violenza, come “Hear The Whisper”, a pezzi che racchiudono un’indole melodica e atmosferica, come l’introspettiva “Dying Sun”, brano che riserva delle ottime sorprese. Un disco tanto grezzo quanto intelligentemente concepito, tanto essenziale quanto incredibilmente complesso. Il titolo? Oltre alle origini latine e greche che vedono il nome “Mara” legato agli incubi, lo stesso nome era il moniker dei Natas quando iniziarono a esistere come band organizzata: quale migliore autocelebrazione, se non quella nel nome delle tenebre, del terrore e di un generale atteggiamento contrario alla luce, alla vita, sempre antireligioso, diabolico e terribilmente distruttivo?
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10




