(Osmose Productions) La band di Bergen chiude una trilogia con il terzo album, una trilogia definita ‘morte nera’, iniziata con l’EP “Skuggen”, continuata con “Styggdom” (recensione qui) ed ora giunta al tragico e malinconico epilogo. Black metal estremo, violento, crudele… ma anche melodico e soprattutto ricco di groove, di mid tempo incalzanti, quell’intelligente alternanza tra blast beat che invitano al suicidio e quelle pulsazioni che rendono l’intera dimensione sonora un piacere crudele, cinico, letale. Nessun prigioniero ed evoluzioni marziali su “Det Bloer Paa Alt Som Spirer”, furibonda “Martyrer Av Kristus”, deliziosamente melodica e coinvolgente “Naar Taaken Fortaerer Alt”, con quella parte verso il finale infinitamente atmosferica. Contorta, catchy, teatrale e tecnica la favolosa“Med Rive Og Lime”, violenza ancestrale con divagazioni black ‘n’ roll su “I Moerket Slumrer Ravnen”, decisamente travolgente “Gudsmenn, Deres Svik Erkjenn”. Melodie ricercate con varianti dissonanti su “Det Hvisker I Veggene”, prima della lunga conclusiva “Langt Langt Der Borte I Det Fjerne”, un pezzo con un certa intensità epica, un senso di gloria accentato dalle provocanti melodie e da quei riff tanto prorompenti quando malignamente glaciali. Aggressività epica e malinconica. Black ancestrale, vecchia scuola, ma ancora una volta intelligente, creativo, con dosi bilanciate di modernità. Una band che rimane legata all’underground con una visione tuttavia avanzata: black metal che resta indissolubilmente black metal, senza divagazioni di qualsivoglia tipologia… black metal confezionato per i tempi moderni ma innegabilmente legato alle origini di queste feroci sonorità nordiche!

(Luca Zakk) Voto: 8/10