(Witching Hour Productions) Terzo album in cinque anni e così i polacchi Naumachia tentano di ritagliarsi uno spazio rispettabile nella devastante ed estrema scena polacca e quindi mondiale, perché quando nella geografia del metal un paese sforna continuamente band che ricalcano uno stile, si ha una risonanza mondiale. Siamo nell’orbita di Behemoth e Vader, nel senso che impastano insieme il black e il death metal, con ampi cenni melodici che nascono da tratti di elettronica sinfonica, visto l’uso abbonante di synth che galleggiano sul fondo del muro sonoro che i Naumachia erigono con “Black Sun Rising”. Da subito però si nota la produzione pressoché eccellente, le chitarre sono perfettamente bilanciate, la batteria non soffoca e non è soffocata e tutti gli strumenti hanno uno spazio proprio. Non è tanto l’iniziale “Inward Spiral” a lasciare il segno, anzi il brano si evidenzia più per il tappeto di synth che fornisce melodie infinite, ma è la successiva “Egomania Frenzy”, mostruosa esercitazione di violenza, thrash, durezza, death metal ed elettronica che orbita nello spazio e nell’inferno a metetrsi in mostra. “Voreristic Life Abuser”, è una ottima escursione nei territori industrial: eterea, terribile e inquietante. Seguono pezzi sempre più architettati e d’impatto, rivestiti di spietata violenza, come “Fornicatrix” e “Act of Renunciation”, oppure invasati di spirito ipertecnologico, metal freddo e quasi progressivo come in”Abreaction” e “Iconography of Pain”. In definitiva “Black Rising Sun” è un album polacco, figlio della propria terra e del metal che domina quella scena e influenza anche quella europea. Non ci si può aspettare essenziali novità dai Naumachia, ma di sicuro una forte dose di personalizzazione del sound e una concreta serie di pezzi che trascinano all’ascolto per chi farà proprio questo album.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10