(Season Of Mist) La prog metal band australiana pubblica un album che presenta punti di forza e qualità, come abitualmente accade quando i Ne Obliviscaris scrivono, registrano e pubblicano del materiale. In “Exul” però sulla distanza sorge anche un senso di smarrimento nell’ascolto e non per le innumerevoli progressioni, semmai per una capacità melodica non del tutto compiuta compiuta ed esposta a fasi. Tentiamo di dare un ritratto alle sei composizioni che formano questo nuovo album. “Equus” apre l’album e attraverso una lunga progressione, il pezoz infatti è ben oltre i 12’ e tiene un pathos crescente per uno sviluppo sia ritmico che nel riffing che si intrecciano, contornati poi dall’intervento del violino e una costruzione vocale diversificata, cioè fatta di clean vocal e gradualmente inserzioni in harsh/growl. Segue una sorta di suite, “Misericorde”, la quale è divisa in due sezioni denominate “As the Flesh Falls” e “Anatomy of Quintescence”. La prima parte è maestosa, con un certo intrico nel legame strutturale tra le fasi melodiche costruite dagli strumenti e del fluire di essi insieme ai pattern ritmici. Metal robusto, qualche blast beat insieme alle progressioni improvvise e ovviamente delle dosate aperture melodiche e d’atmosfera. Tuttavia il meglio lo offre la seconda parte di “Misericorde”. È il momento sensibilmente più toccante dell’album, con la band che si tiene inizialmente lontana dal metal. Il violino sale in cattedra e una chitarra non distorta accompagna un piccolo crescendo malinconico, struggente a tratti. L’atmosfera diventa poi perigliosa, cupa e monta un ritorno a un metal che lievita e cresce, aumenta di spessore, di aggressività. Il suo volgere alla fine lascia crescere una melodia smaltata sempre da arrangiamenti al violino, esaltati da un accompagnamento ritmico e del riffing delle chitarre. Proprio il violino è l’elemento che offre evidenti linee melodiche mentre il resto tesse principalmente delle atmosfere. Seguono tre pezzi, “Suspyre”, “Graal” e “Anhedonia”. Considerando che l’ultimo è una outro di oltre tre minuti e quaranta secondi senza chitarre, solo pianoforte, voce e violino con suoni d’accompagnamento, il resto dell’album viene completato dai due succitati pezzi che precedono dunque la chiusura. Entrambi sono esempi di prog metal, con “Suspyre” che palesa una fase centrale però al di fuori del metal e coronata da un basso, fretless, che sviluppa trame come in ogni angolo di questo album. Se non fosse per il violino in questo album avremmo si una cornice d’atmosfera ben costruita ma manchevole di una melodia portante. “Exul” è epico nonché a tratti straniante e cupo, costruito con musicisti validi, bravi ad interagire tra loro, abili nel creare una cornice equilibrata ma al centro di essa la melodia non sempre è definita ed è principalmente il violino a darle un’identità. La band si dimostra comunque una valida stella del firmamento prog metal mondiale.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10