(Eisenwald) Diciassette anni di attività per gli svedesi che riemergono dalle nebbie delle lande del nord con il sesto album in studio, nonché il terzo a conclusione della trilogia iniziata con i due precedenti lavori, “The Grander Voyage” e “Into the Vast Uncharted”. “Arete” è un termine della classicità greca che designa l’eccellenza o meglio l’attitudine a sapere fare qualcosa e bene fino appunto all’eccellenza. Un piccolo gioiello forgiato con attenzione, arte e coronato da otto gemme. Di queste una è l’intro “Âme damnée”. Uno stile morbido, dosato, il quale lascia intendere l’esistenza di una narrazione sovrastrutturale, concettuale; al contempo la musica dei Netherbird rappresenta un fluire dominato da trame melodiche che si dipanano nelle composizioni. Stilisticamente gli svedesi restano saldi in soluzioni melodic death e black metal con tratti abbastanza sinfonici dai quali emerge attitudine stilistica di epica pagana. Melodie, fraseggi delle chitarre, voci mai pulite ma che non stracciano le corde vocali e a ciò una progressione continua nei pezzi imbastita attraverso un’esecuzione smaltata. Questo è l’arete dei Netherbird? Ponendo legittimamente questa domanda, poste le iniziali considerazioni sul significato di questo album, certamente esso rappresenta un passo notevole per la formazione svedese o comunque una conferma della superba qualità espressa già con “The Grander Voyage” e “Into the Vast Uncharted”.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10