(Eisenwald) Accolto l’ex batterista degli Amon Amarth, ma Frederik Andersson è ormai nella band da qualche anno, i Netherbird hanno preso a lavorare con attenzione e pazienza al nuovo e quinto album. Si intitola appunto “Into The Vast Uncharted” e sprigiona tutto quanto gli svedesi hanno saputo assestare nel proprio sound da qualche anno. “The Grander Voyage” (QUI recensito) ha degnamente coronato la band degli onori che merita e probabilmente fissato i punti definitivi del suo melodic blackened metal. Melodie epiche, memorabili, dal taglio symphonic in certi casi, con un riffing plasmato e mutevole. Il drumming ha segnato un ulteriore passo in avanti poi. Del resto i Netherbird ne hanno cambiati di batteristi, avendone però sempre di buoni, si pensi per esempio all’ex Adrian Erlandsson (At The Gates ed ex Cradle Of Filth), mentre nel precedente album vi ha suonato addirittura Fredrik Widigs (Marduk ed ex Demonical). “Into the Vast Uncharted” lacera le orecchie con chitarre che introducono sempre riff di carattere black metal ma fortemente melodici, come da tradizione svedese, cioè quei riff che attaccano in modo aggressivo per poi sfumare in elaborazioni, rifiniture e tratti melodicamente fruibili. I toni pagan sono sempre gli stessi, la vastità epica delle atmosfere è ormai fissata da anni e si ripete anche in questo quinto album. Non pochi i passaggi nei quali la band svedese appare spigliata e veloce – sempre veloce, acceleratore eccessivamente premuto certe volte – inquinata da quello ‘swedish sound’ ormai scolpito nella storia del metal. Francamente “The Grander Voyage” resta un punto esemplare nella discografia dei Netherbird, eppure “Into The Vast Uncharted” non è affatto discutibile. Questioni di gusti forse, di certo lo standard resta di nuovo elevato.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10