(Insideout Music) Letta l’etichetta che ha prodotto il secondo lavoro degli americani ho strabuzzato gli occhi. Ho controllato più e più volte ma non c’erano errori. E perché mai dovevano esserci errori? Beh, non vorrei sembrare sessista, per lo meno non per questo discorso che segue, ma sono sempre stato del modesto parere che le voci growl femminili sono sempre state uguali tra loro. Molto più di quanto non lo siano quelle maschili, almeno. E i Next To None hanno infatti una esponente del gentil sesso dietro al microfono. E sebbene la prova vocale sia altalenante in tutto l’album, non è questo il problema del cd. No, qui si può parlare di debolezza strutturale: jazz, prog, fusion, assoli di chitarra neoclassici, svarioni elettronici… Tutto condensato in una serie di sequenze sonore che a stento si possono definire canzoni. Troppo articolate ma purtroppo anche troppo discontinue. E il continuo passaggio della cantante da voce in growl a voce pulita, certi versi fuori luogo anche, non fa che acuire questa sensazione di chiedersi durante tutto il lavoro che cosa si stia davvero ascoltando. In un certo senso ho al fine capito la decisione dell’etichetta di appoggiare un siffatto progetto ma mi dispiace, il risultato non c’è stato, nemmeno minimamente. Intendiamoci, ci sono gruppi che spiazzano introducendo arditi ma funzionali accostamenti sonori, ma qui ripeto sembra non esserci stato un criterio regolatore di fondo. No, decisamente un ascolto sconsigliato a chi abitualmente ascolta musica.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 4/10