(Argonauta Records)Con “Salbrox” avevano superato un limite, una soglia (recensione qui). Con il nuovo sesto album vanno ben oltre, inoltrandosi su sentieri alchemici ancor più misteriosi, più oscuri, più destabilizzanti. Un territorio supernaturale per i soli adepti che hanno già percorso un lungo viaggio spirituale nei meandri dimenticati del linguaggio Enochiano. Un rituale puramente psichico che si riversa sulle carni. Un’esperienza profonda, pregna di naturale malvagità, di crudeltà ancestrale. Magia eterea e trascendentale. Profezie. Esoterismo. Carnalità primitiva. Ipnosi e preghiera. “Alkaest”, il solvente universale e l’apocalisse chimica che la sua azione riesce a scatenare. “Aqua Solis” ed un supremo contrasto annegato in una icona di pura perversione. “Efflatus” e quella suggestione pura, ricca emozione tetra, scandita da pulsazioni tribali. “Kteis” e la potenza riproduttiva di Madre Natura. Sludge lacerante. Black metal preistorico. Voci, orazioni, urla, culto, dannazione. Mantra irraggiungibili, abbandono totale, possessione animalesca. L’ultimo viaggio, la chiusura di un cerchio, di una trilogia iniziata con “Qaal Babalon” e poi continuata con “Salbrox”. “Panspermia”: il brodo prebiotico che ha dato origine alla vita partendo da un caos inorganico primordiale, un caos ancora persistente, un caos dentro il quale la nostra effimera esistenza è solo un temporaneo stato della materia.

(Luca Zakk) Voto: 9/10