(Dusktone) Firmano il terzo sigillo i norvegesi Nifrost a due anni dal precedente “Blykrone”, questa volta con un titolo che si ispira al nome di un montagna nella zona ovest del paese, una rilievo noto per antiche frane dall’esito devastante. Con questa energia tellurica, ecco che un sentore apocalittico aleggia su tutto il disco, quasi in linea con i tempi funesti che stanno distorcendo la vita su questo malandato pianeta, ma tale distruzione viene dipinta con arte, con poesia, tanto che emerge molta melodia nei brani dei Nifrost, anche se circondata costantemente da un black penetrante, in grado di evolvere in ogni direzione, risultanto heavy, coinvolgente, catchy e sempre infinitamente suggestivo, farcito da idee molto ben concepite e intelligentemente sparse lungo i sette brani. La opener “Nauden” è subito aggressiva ma non evita di offrire un ottimo assolo dal gusto remotamente folk, oltre che una evoluzione atmosferica dal delizioso sapore malinconico. Incalzante ”Eit siste ynskje”, pezzo con una melodia incisiva sempre presente anche nelle sfuriate più estreme, le quali aprono a cori nuovamente folky, con ancora una volta un groove dannato, fino ad un mid tempo heavy capace di rievocare le gesta delle più grandi folk black metal band provenienti dal paese nordico. Teatrale ”Orkja brotna”: cori che esaltano, assoli tutt’altro che scontati, black metal cinico e massacrante palesemente legato a riti antichi, a rituali pagani. ”Hausten” sorprende: un’apertura inusuale, un riffing tetro ma rilassato, cori epici, l’aggiunta di teorie estreme che si avvalgono di linee feroci, fino a evoluzioni verso un punto di convergenza tra metal estremo e rituale tribale, sempre dentro un’aura di atmosfera, di senso trionfale. Ma le sorprese non cessano, perché la seguente “Sirkel” si spinge oltre, con un mid tempo eccitante e molto drammatico, inserti melodici dal sapore orientale, linee vocali mostruosamente spinte al limite, il tutto verso un cambio lacerante, con incrocio di voci malefiche e cori, rievocando idee che ricordano anche il meglio dei Satyricon. Diretta e furiosa, pagan e tuonante, assolutamente ricca di groove “Vatnet blir til blod” prima della lunghissima ce conclusiva “Ishjarte”, un brano che riepiloga l’ampio stile dei Nifrost, offrendo assalti, melodie, folk, prog, il tutto dentro un vortice di gloria tribale e guerriera. Nonostante la band sia etichettata come ‘folk black metal’, ed anche se la componente folk è tutt’altro che assente, i Nifrost hanno una proposta personale, capace di esaltare le tradizioni, di scavare nella violenza del black, senza dimenticare le origini del metal, del rock e, perché no, del prog. “Orkja” si rivela un ascolto eccitante, ricco di cambi, di sorprese, mai ripetitivo, mai prevedibile… esattamente come la forza della natura che ne ha ispirato il titolo!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10