(Bright as Night Records) Un altro debutto per Jason Hartman (Vanishing Kids), il quale recentemente ha pubblicato il primo lavoro dei suoi Old Spirit (recensione qui). Se “Old Spirit” è più un punto di convergenza di vari stili (dalla dark wave al punk), questo “Night Eyez” invece soddisfa con intensità quei desideri dark-elettronici pieni di iniezioni house, trip, Neue Deutsche Welle, EMB e, ovviamente, industriale con divagazioni cosmiche. Paesaggi urbani o siderali instabili, sferzati da raggi di luce tetra. Synth tanto glaciali quanto incandescenti, ritmi ipnotici, seducenti a tratti con erotismi progressivi. La voce di Jason nei brani non strettamente strumentali la quale sembra provenire da una deviata dimensione parallela (senza contare che in un pezzo si affianca Nikki Drohomyreky, suo compare nei Vanishing Kids) impegnata a narrare di vita, di morte, di cose che arriveranno alla fine, di momenti da cogliere nel suo attimo, di eventi che semplicemente vanno per la loro strada, con o senza compagni di viaggio. Mezz’ora di musica intensa, sette brani, concepiti per lato A e lato B con tutto il fascino del vinile. Viaggio in oscuri meandri digitali, tra elettroni e impulsi elettromagnetici con “Burning Winds”, dark rock graffiante con “Sunset”, immenso il muro synth wave della favolosa “City”. Surreale “Peregrine“, seducente la voce femminile nell’alt rock digitale guitar driven e prepotente di “Blessed”. Raggi cosmici tradotti in fantasie musicali con “Old Voice” (ci sono deliziosi accostamenti con di Stian Westerhus), prima degli scenari sconfinati dento un ambient quasi fantascientifico della conclusiva “Tomorrow”. Album irresistibile, da ascoltare con amore, in cuffia, abbandonandosi, lasciandosi accompagnare lungo questo psichedelico percorso. Spunti degli Ultravox, degli Ulver, dei Massive Attack, pure dei Prodigy per certi versi. Chitarre soffocate da synth, synth violentati da chitarre distorte e bassi granitici. E tanti beat, tantissime pulsazioni tanto digitali quanto carnali. Un viaggio mentale. Sola andata. L’arte del perdersi, senza mai pensare ad alcun ritorno,

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10