(Ván Records) Ci sono voluti tre anni dell’EP d’esordio (QUI) per vedere il debut dei :Nodfyr: : facile che la pandemia abbia giocato un inopportuno ruolo in questo ritardo… la band olandese si presenta in grande spolvero con un pagan metal ricco di influenze. Il cantato baritonale di Joris, che rese grandi gli Heidevolk degli esordi, rende molto intensa “Mijn oude volk” (‘Il mio antico Popolo’), che si divide fra pattern epici e momenti black; “Gelre, Gelre”, dedicata alla terra d’origine della band, ha i classici e stentorei toni del viking d’annata. “Driekusman” è uno strumentale tradizionale, che parte in modo giocoso ma si evolve poi su toni sottilmente inquietanti; le tastiere danno un bel tocco magico e misterioso alla lenta “Bloedlijn” (‘Linea del Sangue’, nel senso di ‘discendenza da una stirpe’). La conclusiva “Nagedachtenis” (‘Rimembranza’) è il brano più folk, più solenne, più impostato, con i cori più avvolgenti… ma ci lascia anche intendere che siamo di fronte a un disco che richiede del tempo per essere assimilato, e sicuramente non è fatto per l’headbanging paganeggiante. Ma datelo, questo tempo, ai :Nodfyr: : vi mostreranno la loro ‘identità’ – che è poi la traduzione del titolo dell’album.

(René Urkus) Voto: 7,5/10