copnoisekraft(Autoproduzione) Suoni. Nient’altro che suoni. E’ la mente umana che costruisce la differenza tra suono, rumore, musica. Ma essendo proprio la mente umana a classificare, confinare, una qualsiasi onda sonora dentro di una categoria, è certo che si tratta di una interpretazione sempre soggettiva, assolutamente personale. Noisekraft, one man band Italiana, va oltre. Forte della filosofica ispirazione data dal genere shoegaze, questo progetto, con alle spalle diverse pubblicazioni, interpreta il suono con innovazione, forgiandolo, plasmandolo per un fine unico: creare un’essenza ricca di atmosfera, piena di emozioni. “Let The Sky Collapse” è un breve, ma intenso, EP che contiene cinque tracce estremamente oscure, sia come impostazione sonora che lirica. Gli stessi testi vengono cantati, o meglio diffusi, con una voce profonda, che mi ricorda tanto il dark anni ’80, una voce che si integra nel suono, facendone parte, diventando un tutt’uno, generando un profondo coinvolgimento da parte dell’ascoltatore. “Wakin’ Up From The American Dream” è inquietante. Suoni criptici, rumorosi, sporchi che annegano la voce, quasi come se questa fosse relegata a strumento di supporto anziché dominante. “Swarthy Snow”, il pezzo più heavy dell’EP, è fantastico. Basso e chitarra estremamente distorti creano un tappeto ritmico sul quale si materializzano effetti, dettagli sonori da catturare, da individuare, mentre una voce fantastica, oscura, volutamente monotona, svela verso dopo verso un testo malato, pessimista, dolorosamente introspettivo. Su “Green Hills of Africa (Days Never Die)” si materializza un viaggio attraverso paesi, scenari, culture. Il pezzo è privo di testo, ma integra con maestria molti samples di trasmissioni radio, i quali vengono torturati, spezzati, attorcigliati ad effetti sonori distorti. “Christmas Time Is Over Again” è lenta. Agonizzante. Un lento arpeggio accompagna un testo cantato con tristezza, rassegnazione, un’aura oscura che diventa sempre più intensa. La conclusiva “Tales From a Boiled Lobster” è strumentale. Non è nemmeno una canzone. E’ un’atmosfera, tetra, che annebbia la mente, offusca il pensiero, che trascina il corpo dell’ascoltatore attraverso un percorso sconnesso, pieno di rocce taglienti, fino alla fine. Una fine progressiva ma altrettanto improvvisa. Risveglio da un sogno, risveglio da un incubo. E’ tutto finito, rimane l’oscurità, l’ansia, la depressione.  Breve questo EP, troppo breve, ma assolutamente fantastico: poco più di dodici minuti di tensione emotiva, di genio musicale. Pensavo che la ridotta durata fosse un punto a sfavore, ma devo ricredermi dopo almeno venti ascolti: questo concentrato di emozioni è perfetto così: non potrebbe essere più lungo, rischierebbe di perdere efficacia. Dopotutto esistono piaceri che durano, ma quelli veri, quelli che lasciano il segno, di solito sono semplici sfuggevoli istanti nell’eternità.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10