(Peaceville) E chi ci sperava più, in un nuovo disco dei Novembre? Sono passati nientemeno nove anni dall’uscita di “The Blue”, che devo dire neanche mi aveva troppo convinto, e ora “Ursa” piomba in redazione come un fulmine a ciel sereno… e “Ursa” è molto bello. Ci sono tutti gli elementi che hanno reso celebre la band dei fratelli Orlando (ora, come molti sanno, orfana di Giuseppe), ma forse in particolare c’è un back to the roots che non potrà che entusiasmare i fan storici, quelli che (come me) li hanno conosciuti a metà anni novanta e collocano il loro picco creativo con “Novembrine Waltz”. L’ascolto di “Ursa” (acronimo di “Union Des Republiques Socialistes Animales”, titolo francese di “La Fattoria degli Animali” di Orwell) mi ha fatto pensare alle onde del mare che cambiano intensità in un attimo: passaggi soffusi (come nella opener “Australis”) si alternano a momenti furibondi (quelli della titletrack), quindi si torna a movimenti quieti (in “Oceans of Afternoons” c’è addirittura il sassofono) e di nuovo ad atmosfere cangianti (nella lunga “Agathae” c’è un andirivieni di emozioni davvero coinvolgente). Il disco convince dall’inizio alla fine, sia nei momenti di rarefazione che in quelli di furia: non chiamatelo doom, gothic, o prog/death: sono semplicemente, di nuovo e per fortuna, i Novembre.

(René Urkus) Voto: 8/10