(Rise Records) Non ci siamo, non ci siamo, non ci siamo. Io sinceramente non capisco come si possa mascherare la becera voglia di soldi facili sotto un’accozzaglia di riff ruffiani come una escort, una voce accattivante al massimo per il gruppetto di quindicenni disadattate del momento e una batteria che sa di già sentito lontano un miglio. Certe volte la mancanza di volontà nello spingersi oltre non può essere mascherata da voglia di tradizione perché in questo caso non c’è tradizione, c’è semplicemente la voglia di aggiungere zeri al conto in banca. La finta rabbia espressa con una voce arrabbiata quanto può esserlo un bambino che pesta i piedi fa in realtà solo ridere, mentre il livello generale delle composizioni rasenta dei minimi storici. Non vedo assolutamente nulla da salvare in questo cd, manco la copertina. Un disastro totale. Al di là di tutte queste critiche, naturalmente assolutamente soggettive, il gruppo mette in campo una voce che a tratti ricorda i Disturbed, in altri casi quella di Shinoda dei Linkin Park, solo che nelle parti incazzate cerca di fare una sorta di urlato piuttosto innocuo. La musica? Mediamente le tracce ricordano una versione un po’ più aggressiva ma decisamente più banale dei sopra citati Linkin, con l’aggiunta di riff un po’ più pesanti della media dei gruppi rock odierni.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 4/10