(Season of Mist) Sono tra gli dei dell’Olimpo del metal greco gli On Thorns I Lay. Sono stati capaci di contribuire con qualcosa di concreto nella scena del metal oscuro europeo e non solo, proprio come han fatto Rotting Christ, Septic Flesh e Nightfall ad esempio. Attivi dagli anni ’90 nei quali si sono fatti strada per un gothic metal con tinte doom, oggi con questo lavoro omonimo siglano un totale di dieci album in studio, con sonorità ben diverse da quelle degli esordi nonostante melodicamente siano più brillanti i greci e più completi e strutturati rispetto ad allora. Bisognerebbe però evitare di fare raffronti con quanto On Thorns I Lay hanno fatto oltre trent’anni fa e riflettere sul loro operato con quanto sono oggi. Sei pezzi compongono “On Thorns I Lay” e formati da un minutaggio sostenuto, con il secondo brano “Newborn Skies” a non arrivare ai cinque minuti, divenendo così la composizione ben più corta delle altre. Un gothic metal sostenuto con tempi medi o lenti, non si contano tempi veloci e sono poche le impennate. La voce gutturale e torva di Peter Miliadis entra in gioco di continuo nei pezzi, con le tastiere di Antonis Ventouris a fare un lavoro di raccordo o rendersi come sfondo alle melodie imperniate sulle chitarre di Christos Dragamestianos e Filippos Koliopanos. Sono due tessitori capaci di accompagnare, armonizzare e piazzare qualche assolo ben calibrato. La scelta di suonare brani dal minutaggio di oltre i sette e otto minuti, li rende di fatto dei microcosmi con le proprie specifiche melodie caratterizzanti, nonché delle fiumane musicali di un certo pathos, mestizia e ambientazioni dimesse e a volte cupe, ben lontane da un canonico e possibile formato-canzone. “On Thorns I Lay” è la scrittura codificata del carattere proprio di una band di lungo corso e di quel passato nel quale è fiorita dandovi il proprio essere per rendere un’epoca indimenticabile.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10