(Subcontinental Extreme) Continua il viaggio di questa band prog-black internazionale, ora ubicata tra USA ed Olanda. Brani composti e registrati tra il 2016 ed il 2020 danno degno seguito a “votIVe” del 2018 (recensione qui), evolvendo ulteriormente il suono, affinandolo, rendendolo più potete, ancor più misterioso, decisamente più pulito ma non certamente meno contorto. Anzi. Immenso il groove offerto da “Inundation”, un pezzo ricco di divagazioni, di teorie, di direzioni… spesso contrapposte ma assurdamente in linea tra loro, sempre perfettamente abbinate… quasi come se l’imponente traccia (quasi un quarto d’ora) comprimesse al suo interno vari brani di un intero album. Ma è solo l’inizio: “Plagues” passa da black atmosferico a black estremo, abbracciando death, prog e parentesi ambient con una carica emozionale travolgente. “Radiation” segue sentieri strani, psichedelici, non strettamente legati ad alcun genere metal, pur capaci di intersecarsi con determinata prepotenza. Molte tenebre su “Earth Force”, tenebre espresse sia in chiave metal estremo che prog o anche folk, mentre la conclusiva “Drought” abbraccia il doom, la malinconia, un rabbioso senso di disperazione e dannazione. Cinque brani, intenzionalmente come le cinque estinzioni di massa, sintesi della distruzione, del cataclisma assoluto, l’essenza dei racconti ‘doom’ citati nel titolo. E l’ignoranza, l’altra componente di questo titolo? È quella che porta l’uomo ad aprire stupidamente ogni volta il contenitore del male, il vaso di pandora, quella cinica e per l’appunto ignorante tendenza a ripetere gli stessi errori, a spingere gli eventi verso una prossima estinzione… vista anche come la chiave dell’evoluzione, quella curva progressiva che, per l’appunto, viene tracciata tra un evento di estinzione e l’altro, marcando un inizio fino ad una prevedibile fine. Inquietante? Certo! Terribilmente inquietante!

(Luca Zakk) Voto: 9/10