(Satanath Records) Quando si dice ‘il destino nel nome’… Non è necessaria chissà quanta immaginazione per capire che genere propongono questi uruguaiani… Un black metal acerbo e furente… eppure fin dalle prime note non ho potuto fare a meno di riconoscere una certa maturità compositiva, tanto che l’album ha le caratteristiche per essere più a tratti un disco da major piuttosto che una produzione suburbana… misteri insomma. La musica proposta è piuttosto ruvida, spigolosa, eppure non mancano le parti strumentali e più riflessive. Certo, permane una vena pittoresca tipica di questa tipologia di musica, ma il risultato alla fine c’è e il disco che si va ad ascoltare risulta compatto e veloce, senza particolari cali di ispirazione. E’ pur vero che la minestra è pur sempre quella, ma penso sempre che chi ascolta black non ha molte pretese ne aspettative di innovazione. La produzione è fin troppo pulita e probabilmente è il principale fattore che porta alla sensazione sottolineata sopra ma questo non può che giovare a questo tipo di gruppi, sempre vogliosi, giustamente, di mettersi in mostra e di avere la massima visibilità disponibile. Un disco onesto. E proprio per questo, un buon lavoro.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10