(Sepulchral Productions) Il black metal del Québec è una stramaledetta garanzia! Il trio canadese che vede un ex Ossuaire, cioè Verbouc, voce, basso, tastiere, il chitarrista Mrtyu, oltre al batterista Mortheos coinvolto in diversi progetti della scena underground, sprigiona appunto il black metal tipico di quelle latitudini: ovvero vastità melodica, suoni graffianti e parzialmente scheletrici perché avvolti dal ghiaccio, oltre a variazioni strutturali nei pezzi. Black metal dunque con ruvide infusioni atmospheric che rapiscono l’attenzione dell’ascoltatore portandolo a diverse latitudini mentali. Chitarre che macinano percorsi attraversati da melodie cariche di pathos e dinamiche sonore pronte a spostarsi mutando il loro senso di marcia. Sette pezzi in circa tre quarti d’ora scaraventano l’ascoltatore nelle fredde lande che circondano Montréal. Un album crudo nella sua dimensione, nella sua logica sonora. Un album di black metal che vuole esprimersi a briglie sciolte e che al di là del discorso sulle latitudini, cioè sull’essere il prodotto di una certa scena, non fa altro che pompare il genere in ogni momento della sua durata. La title track arriva a 14′ di durata e poi tre sulle sette composizioni totali risultano tra i 7′ e i 9′. I restanti tre pezzi che completano “L’Égide Ardente” sono l’intro “La Dernière Aube”, l’intermezzo posto al centro dell’album “Espoir Vaincu”, chitarra acustica in solitaria con il soffiare del vento sullo sfondo, e l’outro “Une Nuit Sans Fin”. A proposito del nome della band, l’orifiamma è stato lo stendardo reale dei re di Francia.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10