(Black Widow Records) Mellotron e hammond. Flauti e sassofoni. Melodia e trasporto. Viaggio verso l’infinito. Atmosfere in equilibrio su un filo invisibile, luce da una parte, oscurità dall’altra, salvezza e peccato, mondo reale e mondo onirico. Uno stile che vaga irrequieto in uno spazio di cinquanta lunghi anni. Una dimensione spazio-temporale che va scemando, sfumando, attorcigliandosi in una spirale sonora che si sintonizzata su determinanti canali cerebrali, gli stessi recettori del canto delle sirene. I recettori che portano ad uno stato di estasi, di sonno incantato. Di perdizione deliziosamente peccaminosa. Un capolavoro progressive assoluto questo secondo full length dei finlandesi Orne, che sanno amalgamare varie influenze e passati musicali in modo sapiente, sfruttando tutta la chimica tra gli abili musicisti principali, senza mai perdersi in complicazioni virtuose, mantenendo una semplicità acustica accativante e facile da assorbire. Un album che è il peccato originale, eterno sottile miscuglio di erotismo e dannazione, di delizia e condanna. Esotici sapori cantati dalla calda e profonda voce del cantante Sami Hynninen. Chiare, e spesso annunciate ispirazioni a nomi quali Van der Graaf Generator, Pink Floyd, Black Sabbath, King Crimson, Hawkwind. Vene dark, prog, doom. Ogni traccia è un marchio a fuoco nella sensibilità musicale dell’ascoltatore. L’invitante introduzione “Angel Eyes” con il parlato in sublime, elegante, accento inglese, la maestosa “The Temple of the Worm”, geniale titolo che forse allude alla mela del peccato. La cerimoniale “The Return of the Sorcerer”, la mia preferita. La stupenda e luminosa, dolcemente triste “Don’t Look Now”. La sentimentale “Beloved Dead”. L’energica “I Was Made Upon Water”, che  dice molto, da un melodico sax ad un richiamo di matrice Ramones suonati su organo hammond. La conclusiva “Sephira” che dondola tra una decadenza dark ed un’energia rock. Un autentico capolavoro per chi ama atmosfere nordiche rese calde da strumenti ricchi di anima suonati in un contesto modernamente vintage.

(Luca Zakk) Voto: 9/10