(Sepulchral Productions) Erano stranamente caduti nel silenzio i canadesi (dal Quebec) Ossuaire, band che dopo un EP nel 2016 si era dimostrata molto proficua pubblicando ben due dischi nel 2019 (recensioni qui e qui), un concept diviso in due album legato alla caduta del Cristianesimo ed una ambita ascesa della pura e totale eresia. Ma ora che sono tornati, anche se solo con un EP, appare subito palese quanto sia cresciuta la loro potenza sonora tanto quanto rimangano fedeli ad un assoluto principio di anti cristianesimo, da loro sempre dipinto con incedere teatrale, narrativo, poetico e gloriosamente epico. Ed è proprio la componente epica che qui appare più evidente, più trionfale, trionfante… in un black metal comunque efferato anche se deliziosamente melodico e ricco di una tecnica che quale arricchisce con perversione anche i più piccoli dettagli. “Triumvirat” è anch’esso un concept: questa volta l’argomento è un ‘idolo dal volto dorato’ il quale avrebbe guidato dei prescelti alle porte di Roma per purificare la terra santa dalla sua Cristianità (potrebbero essersi ispirati alla Battaglia del fiume Allia del 390 A.C e conseguente Sacco di Roma) e questi quattro brani (più l’intro) portano dentro la discesa, l’assedio, l’attacco… la vittoria, il trionfo della negazione del Cristo, dell’assoluta proclamazione della libertà anticristiana. Tendenze gloriose e altrettanto demoniache riecheggiano con l’intro “À l’Aube de l’Impur”, il quale accompagna verso l’incalzante e tirata “La Sainte Purge”, brano che nel furore della battaglia lascia ben percepire tutti gli strumenti, conducendo attraverso variazioni che aprono a mid tempo pulsanti e guerrafondai i quali a loro volta alimentano il turbinio delle fiamme. La title track si aggancia alla precedente condividendo la matrice di un riff, creando continuità, richiamo… progredendo puoi verso una esaltazione demoniaca sublime, tuonante, verso un glorioso finale nel quale il mid tempo si affaccia nuovamente dando spazio a melodia ed ensemble. Remoti dettagli folk aprono la lunghissima “Ignipotentis”, traccia inizialmente apocalittica, poi immensamente drammatica sopra una melodia di fondo estremamente penetrante. La conclusiva “Cénotaphe” è più oscura, più lenta, nuovamente ricca di melodia ed atmosfera, canzone nella quale appaiono clean vocals recitanti, in un crescendo di conquista e celebrazione. Black metal nell’essenza più devota e pura. Il tripudio del male. L’apoteosi degli inferi. Il Serpente, la sua supremazia, la sua vittoria sulla devastante piaga cristiana.

(Luca Zakk) Voto: 8/10