(autoproduzione) Gli Outerburst con il nuovo album “Witchcraft” sembrano porsi come sintesi di diverse cose udite nel metal da qualche decennio a questa parte. La band è un esempio di thrash metal che diventa al symphonic, groove e melodic metal, con diversi frangenti nei quali si arriva a fasi decisamente cinematografiche o cinematic se si vuole. In sostanza è il prog il punto di arrivo. Chitarre, una base ritmica con pelli ben usate e un basso corposo, sintetizzatori che esplodono qui e là. Il cantato è un divenire, arrivando infatti a toccare punte anche vocalmente estreme. Un taglio decisamente tecnico attraversa dunque le nove composizioni di “Witchcraft”, dimostrando il valore e l’impegno dei singoli musicisti. Tra i pezzi manca forse qualche esempio che diventi da subito accattivante o immediato e dunque una porta, da oltrepassare senza esitazione per attraversare questo lavoro. Le atmosfere degli Outerburst però sono magistrali: imperiose, evocative, malinconiche, energiche, sempre sorrette da un guitarworking tignoso e una batteria che diventa un punto forte. Questo timbro musicale accompagna i testi che sono tutti di stampo horror e fantastico, toccando temi sulle streghe, Edgar Allan Poe, Howard Phillips Lovecraft. In più nell’album figura una cover dei Goblin, la celebre “Phenomena” dell’omonimo film di Dario Argento. Da segnalare anche la presenza di Glen Drover (ex Megadeth, King Diamond) alla chitarra solista in “At The Mountains of Madness”, strumentale che prende appunto il titolo da una celebre novella di Lovecraft. “Witchcraft” è lavorato e pensato da musicisti che incidono e senza pensare con semplicità e di fatto l’album non è propriamente orecchiabile e immediato, va ascoltato più volte per assorbirlo. Gli Outerburst hanno in testa grandi architetture e tematiche, lo si sente, si averte e dunque provano a renderle percepibili all’ascoltatore.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10