copoverturesIn attesa dell’uscita del nuovo album “Entering the Maze”, previsto per il 31 maggio, Metal Head ha avuto la possibilità di ascoltare nella sua interezza l’imminente disco dei melodic metallers friuliani Overtures… prima della recensione ‘ufficiale’, eccovi allora un sistematico track-by-track!

“The Maze”

Riff portante dalla struttura vagamente orientale, e ritornello dalla bella apertura melodica, per un brano che esalta alla grande le doti vocali di Michele Guaitioli, autore di una performance molto emozionale e versatile.

“Under the Northern Star”

Rabbia e velocità, a tratti bloccate da repentine decelerazioni, prevalgono in questo pezzo che si fa notare, in particolare, per l’incalzante assolo in crescendo. Grandi lodi per la produzione, che rende ottimi i suoni di batteria.

“Of Nightmares”

Sicuramente la mia preferita in scaletta, grazie all’indovinato ritornello – arricchito di cori femminili – che fa tanto golden age of power metal. Un brano che non sarebbe stato male su un disco dei Gamma Ray di fine anni ’90, ma che mi ha fatto pensare anche a formazioni più di nicchia come Galloglass o Flashback of Anger. Finora tre brani e tre centri!

“Savior”

Il gioco si fa duro con chitarre pesanti che condizionano marcatamente il sound; tuttavia anche qui non mancano momenti più aperti, e il refrain è quello che si canta al secondo ascolto.

“Empy Trails”

Un altro brano costruito, in modo riuscito, nel contrasto fra una strofa spigolosa, con suoni di chitarra taglienti e occasionali controtempi, e un refrain cristallino. La band dimostra quindi di saper variare opportunamente sulle canoniche strutture dell’heavy/power.

“Consequences”

Un ritmo più serrato e qualche spunto epico (nel giro portante) caratterizzano questa canzone, che include fra l’altro un ulteriore gradevole solo di chitarra.

“In the Middle of Nowhere”

È il momento della power ballad in crescendo, interpretata con grande espressività da Michele: si punta sull’atmosfera più che su facili emozioni, iniziando quasi in acustico per chiudere in velocità. Un altro segno di grande maturità compositiva.

“Programmed to Serve”

Cori potenti e toni epici alla massima potenza in un pezzo a metà fra nuovi Hammerfall e Rhapsody of Fire (sì, è possibile tenerli insieme!), sempre costruito su un sapiente alternarsi di atmosfere e diversi momenti di intensità.

“A Different Point of View”

Ancora power metal vecchia scuola, aggiornato alle nuove generazioni e ai nuovi suoni: un brano tirato che mi ricorda ancora gli Hammerfall, nel giusto compromesso fra luci e ombre, ma con una produzione pulitissima.

“The Oracle”

Si chiude in grande stile con una suite di nove minuti, nessuno dei quali ridondante: tornano gli accenni orientaleggianti che aprivano il disco. Nel complesso si fanno ancora apprezzare il lavoro molto vario alla batteria di Andrea Cum e i cori femminili che impreziosiscono il ritornello. Molto bello il break acustico.

 Arrivederci al 31 maggio per la recensione completa…

(Renato de Filippis)