(Hostile City / SXE / Believe) Virtuosi, complessi, superlativi, noti proprio per la loro musica senza confini, universalmente definita jazz-metal, visto che sanno unire sonorità pesanti e shred a tutte quelle partiture e suoni tipicamente di scuola jazz. Tedeschi, capitanati dal chitarrista e compositore Jan Zehrfeld, oltre ad una line up composta da musicisti di capacità superlativa, in questo disco invitano anche un manipolo di batteristi di altissimo livello, tra questi Marco Minnemann, Anika Nilles, Sebastian Lanser, Virgil Donati e Aaron Thier. Da reinterpretazioni di brani noti, come “Bleed” dei Meshuggah, alle fantasie ritmiche perverse di “The Four Seasons: Summer”. “Alien Hip Hop”, poi, è complessità ai massimi livelli mentre “Andromeda” è si una ballad, ma oltre al suo romanticismo melodico, diffonde una sensualità espressa con tecnica sopraffine e fantasia illimitata, una sensualità percepibile da chi dalla musica esige molto di più. “Ode to Joy” è qui in due versioni: la prima con le voci, ispirata ai canti della follia da balcone del periodo pandemico… ed infatti qui si arriva al growl passando per riff death metal, esaltando quindi il senso di instabilità mentale e follia; la seconda versione è strumentale, ed è una sublime nuova visione jazz del celebre brano, qui con un sassofono da paura. Bella l’interpretazione di “Pick Up the Pieces” della funk band scozzese Average White Band, diabolica la galassia di polimetri di “The Devil’s Staircase”, intensa “Andromedaron”, rivisitazione di “Andromeda“ di Weyes Blood. Tecnica eclettica e fantasia senza alcun confine. Se il prog metal o qualsivoglia virtuosismo nell’ambito di tutte le espressioni di musica pesante non riesce a soddisfarvi appieno, ecco una soluzione efficace! Provate con i Panzerballett… hanno pubblicato una decina di album, ma voi potete benissimo incominciare da questo impressionante “Übercode Œuvre”… non ve ne pentirete!
(Luca Zakk) Voto: 10/10