(Avantgarde Music) Quarto lavoro degli americani Panzerfaust, i quali celebrano il decimo anniversario della prima release, della loro carriera. Ispirato ad un romanzo di Howard Bloom, l’album offre una devastazione black metal piena di atmosfere dissonanti che toccano i confini del post e pure dell’industrial con una efficiente dose di sonorità destabilizzanti e volutamente inospitali. C’è tanta malvagità nel sound, il quale con tracce come “The Jerusalem Syndrome” non solo risulta letale grazie agli accenti industriali, ma appare pure funereo e sulfureo con un qualcosa definibile probabilmente ‘black-doom’. Più glaciale “Axis Mundi”, resa decadente da un mid tempo cadenzato e spoken words inquietanti, prima dell’esplosione furiosa del blast beat disumano. Sorprendente la traccia conclusiva, niente meno che la cover del brano “God’s Gonna Cut You Down” (qui l’originale) del leggendario Johnny Cash: se l’originale era tetra e mentalmente opprimente, questa nuova versione imposta una nuova dimensione di ossessione e fine della speranza, dando vita (o morte?) ad un brano surreale che ricorda l’originale solo in qualche sporadico momento, offrendo timidamente spiragli di quel senso di ‘sicurezza’, poi subito instabile, immediatamente spazzato via da suoni eccessivi, violenza ancestrale e vocals prive di respiro. Manca la luce con i Panzerfaust. Manca la vita. Manca la speranza. Un black complesso, originale, personale. Black profondo, maligno, black contro tutto… la conferma e pure la negazione del black stesso, in quanto i Panzerfaust non sposano alcuna ideologia, tranne la loro. Poco più di venticinque minuti pesanti come l’orrore dell’eternità.

(Luca Zakk) Voto: 8/10