(Nuclear Blast Records) Nonostante un approccio molto aggressivo meravigliosamente legato ai primi anni, “Serpent On The Cross” -il primo brano di questo nuovo album della band inglese- suona così dannatamente ‘Paradise Lost’, un marchio di fabbrica che non è legato ad una delle loro epoche stilistiche, piuttosto a una intera brillante carriera. Benvenuti al loro diciassettesimo album, benvenuti al loro trentasettesimo anno di attività! E benvenuti alla pesantezza death-goth di “Tyrants Serenade”, un brano che strizza l’occhio all’epoca synth, pur rafforzando quell’impostazione estrema, con un Nick Holmes che offre l’intero range vocale, da quello più sensuale a quello più cavernoso e minaccioso. Anche “Salvation” mostra una variazione stilistica, un distacco dalla prevedibilità (la quale potrebbe essere quasi ovvia dopo tutti questi anni) e una fonte di ispirazione costante, mai ripetitiva piuttosto sempre deliziosamente identificativa. Alcuni passaggi di “Silence Like The Grave” strizzano l’occhio al thrash, dentro un brano che offre un mix di malinconia e sonorità quasi esotiche. Intima e introspettiva la suggestiva “Lay A Wreath Upon The World”, scatenata e brillante “Diluvium”, brano con una chitarra solista favolosa, lenta e pregna di brillanti tenebre “Savage Days”. Contorta e ricca di idee impattanti “Sirens”, aggressiva “Deceivers”, death doom di altissimo livello con “The Precipice”. In chiusura la struggente e liturgica “This Stark Town” seguita da ulteriori spunti di originalità con “A Life Unknown”. Citando Nick Holmes, “Ironicamente, la musica triste è sempre la più piacevole da ascoltare e, credo, anche da scrivere”: la prima affermazione è una certezza, la seconda invece è fortemente percepibile in ogni singola nota di questo nuovo grande lavoro che mostra dei Paradise Lost geniali, imprevedibili come la vita stessa, sempre fedeli alla loro idea, con una line up quasi sempre stabile, estremamente influenti sulla scena, tanto da ispirare legioni di band -anche di spicco- che sono venute dopo… o che verranno domani. Death, thrash, goth, doom uniti con illuminazione; pesantezza e delicatezza, suoni brillanti e suoni tetri, istanti celestiali che alleviano eternità infernali: “Ascension” mostra i Paradise Lost in piena forma, incredibilmente ispirati, decisamente instancabili e coinvolgenti. “Ascension” è la perfetta rappresentazione dei Paradise Lost di ieri, di oggi e di ogni singolo anno della loro lunga e proficua carriera. I potenti brani racchiusi in “Ascension” rappresentano perfettamente i Paradise Lost. Anzi, SONO i Paradise Lost.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10