(Peaceville) È un pezzo di storia, una pietra miliare, un album iconico… anche se -oggi- tecnicamente ha meno da dire, specialmente se consideriamo la possente evoluzione sonora della band inglese. Resta però confermato, senza alcun dubbio, che il loro debutto di 35 anni fa significò molto, offrendo qualcosa di più di quello che il death metal dell’epoca rappresentava. Poi ci fu evoluzione, ci fu divagazione, ci fu il goth mescolato al metal, al pop, con conseguente allontanamento dalle sonorità cavernose tipiche del death. Ma “Lost Paradise” resta una icona, un punto di partenza, un riferimento al quale molte giovani band tutt’ora fanno riferimento: sonorità death metal con qualcosa in più, quelle keys in lontananza, quella voce tanto chiara quanto lacerante: vedetela come volete, ma “Lost Paradise” descrive con parole e fatti l’essenza più profonda del death doom metal, del quale i Paradise Lost ne sono indubbiamente pionieri. Pertanto, dopo sette lustri, l’audio ottimamente rimasterizzato serve, era necessario, dovuto: per capire dove siamo oggi, per capire il percorso compiuto. Per capire da dove arriviamo.

(Luca Zakk) Voto: s.v.