(Inverse Records) Finalmente il debutto, in grande stile, per gli italiani Párodos! Un album complesso, intelligente, evocativo, provocante, tecnico ed atmosferico che affonda le radici nel black metal concedendosi però una libertà artistica assoluta, una libertà che porta la band ovunque, passando per harsh vocals stupende ma anche cleans di tutto rispetto, qualità e suggestione. Ispirato alle tragedie greche per struttura e contenuti, tanto che la band si ispira proprio alle tragedie umane che tolgono il confine tra pubblico ed attori, che portano verso una purificazione (Catarsi)… o forse una dannazione eterna. Anche la progressione dei brani segue il filone greco, dall’introduzione all’epilogo, una tragedia che non è solo metaforica ma anche espressamente dedicata ad un amico della band, prematuramente scomparso. Come in una tragedia, esattamente come in una unica storia divisa in capitoli, è quasi impossibile suddividere o identificare momenti particolari: questo è un album che va ascoltato per intero, senza sosta, in clima di totale abbandono. Resta tuttavia particolarmente intenso l’ascolto di brani, di atti, quali “Metamorphosis”, la title track o “Heart of Darkness”. L’abbandono alle note di questo album è una esperienza spirituale intensa, in quanto i vari cambiamenti sonori, che spaziano dal tremolo a idee che incrociano folk, atmosferico e pure sinfonico, sono sempre musicalmente teatrali, quasi dei colpi di scena sonici che stupiscono, impressionano e catturano completamente l’ascoltatore. È innegabile: quando un certo stile tipicamente italiano, che in svariate forme troviamo in bands quali Eldritch, Death SS o In Tormentata Quiete (questi ultimi forse i più vicini stilisticamente ai Párodos), si mescola con generi musicali più nordici, più estremi, più oscuri… allora ci sono due possibili esiti: quello tristemente ridicolo o quello sublime, assolutamente eccelso. I Párodos, senza dubbio alcuno, hanno raggiunto con successo quest’ultimo obiettivo. Ed è solo il debutto…

(Luca Zakk) Voto: 9/10