(Buil2Kill/Audioglobe) Ritorno in pista per i genovesi Path Of Sorrow, a ben nove anni dall’ottimo debutto “Fearytales”, un album profondamente radicato nel melodic death metal di matrice svedese e sferzato da partiture thrash. Dopo quasi un decennio, caratterizzato da cambi di line-up, la pandemia che ha fermato il mondo e nuove influenze portate dai nuovi membri, la formazione ligure si presenta con un album che può essere definito un concept, dove il filo conduttore è un immaginario museo degli orrori in cui ogni stanza è dedicata appunto a una forma di orrore o tormento. Dal punto di vista prettamente musicale, è sempre il melodeath svedese a dominare, con i Dark Tranquillity palesemente citati come influenza principale, ma il tutto è proposto in una forma più elegante, sia nella scelta delle sonorità che nell’estetica, come si può constatare dalle foto promozionali e dai suggestivi video della title track e di “The Butcher”, due brani brutali e accattivanti, non a caso proposti come singoli. Notevole il dualismo tra voce femminile e maschile su “Elegy Of The Fallen”, un contrasto che raggiunge il proprio apice nella meravigliosa “Divina Voluntas (Torquemada)”, un brano dove voce lirica femminile, voce pulita maschile, growl, testi in spagnolo e inglese creano un’atmosfera romanticamente inquietante. Decisamente più dirette e senza orpelli “My Mask”, riproposta anche in versione italiana con il titolo “La Maschera”, e “The Great Old One Rises”, un pezzo dove l’anima thrash, da sempre parte del background della band, affiora in tutto il suo splendore. Un album stilisticamente coerente con il debutto per quanto riguarda l’influenza del Gothenburg sound, ma che denota allo stesso tempo una crescita tecnico-compositiva esponenziale.

(Matteo Piotto) Voto: 9/10