(Svart Records) Dopo una dozzina di ascolti, non sono ancora certo di aver completamente capito questi finlandesi, ma la cosa certa è che con questi dodici brani, la loro musica senza confini si rivela ipnotica, catartica e semplicemente irresistibile. Il secondo album di questi vagabondi cosmici, ingloba effettivamente una ampia gamma di influenze musicali, un disco capace di teletrasportare la mente in ambienti diversi, spesso molto lontani tra loro anche se misticamente connessi, legati, con profonde radici collegate alle stesse origini. Ed ecco che la opener “A Song For The Rain” ti spedisce a casa degli Hawkwind, mentre “An Invitation” offre pulsazioni tanto dark quanto brillanti, rock ma ambient, in un clima di ossessione psichedelica. Suggestiva l’intimità goth-elettronica di “Zest”, accenti lounge e remotamente jazz con le evoluzioni ritmiche della strumentale “Tree In a Dream”. Continuando quel viaggio che catapulta in tutti gli angoli dell’universo, ecco che “A Fade Out Vessel” mi fa ricordare certe incarnazioni dei Circle (magari quelli di “Six Day Run”), mentre “Grey-by-the-sea” cavalca lontano, brilla di luce propria, incalza, travolge, stimola, provoca. Rock elettronico o elettrificato con l’eterea “Machine City”, la sublime delicatezza di un’alba incantevole con “Toxic Light”. Pulsazioni elettroniche e sci-fi con “Moon Confession”, ancora vagabondaggio atmosferico grazie a “Swan Egg”, instabilità elettromagnetica convertita in suoni sull’impostazione remotamente etnica di “Atlanta”, prima della lunga e conclusiva “An Ocean To Disappear”, un brano riflessivo, introspettivo, nel quale una dimensione di spiritualità si intreccia con la magia in un turbinio di emozioni senza limite. Strani. Poco connessi con il suolo, con la terra, con questo pianeta… piuttosto appartenenti a tutto il cosmo, avventori abituali dei sobborghi più alternativi di ogni galassia conosciuta e non. Musica che si materializza da una fuoriuscita di energia onirica, musica scolpita dal sogno. Rock. AOR. Prog. Jazz. Pop. Elettronico. Psichedelico. E forse qualche altro genere meno noto, per non dire completamente sconosciuto. “The Boat” è un po’ la colonna sonora della luce che pone fine alla notte, dell’oscurità che prende il sopravvento sulla luminosità del giorno: la colonna sonora di ciò che sta nel mezzo, tra il sonno e la veglia, tra il presente ed il passato, tra il calore ed il gelo, tra la vita carnale e quella dopo la morte.

(Luca Zakk) Voto: 9/10