(Transcending Obscurity Records) Giungono al full-length di debutto i costaricani Perishing, nati nel 2023 da musicisti della scena locale già attivi in formazioni come Astriferous, Necrovoid e Mortual e con un demo all’attivo intitolato “Lutum”. Il death doom proposto dal quartetto è opprimente, claustrofobico, fetido di morte e ai limiti dell’insostenibilità nella sua lentezza, cosa che può essere intesa sia in maniera positiva che negativa, nel senso che i riff plumbei e fangosi sciorinati assolvono perfettamente alla funzione di creare quell’atmosfera asfissiante e angosciosa voluta, ma che rischiano alla lunga di annoiare anche l’ascoltatore più avvezzo a tali sonorità. Tale rischio è maggiore nei primi due brani, “Autolysis (I. Imago Fluidus Macula)” e “Autolysis (II. Fatum Cursed by Nature)”, i quali, come si evince dai titoli, sono l’uno la continuazione dell’altro, con certi riff che tendono a ripetersi ossessivamente per tutti i dodici minuti di durata complessiva dei due pezzi, proposti consecutivamente, quando forse avrebbe giovato inframmezzarli con un brano più sostenuto e dinamico. Tale canzone sarebbe potuta essere “Castle of the Leached Body”, forse il picco dell’intero album, aperta da un riff a metà strada tra Black Sabbath e Saint Vitus che sfocia presto in un death epico à la Bolt Thrower e con notevoli sfuriate nel finale, presenti anche in “Osedax (Devoured by the Cavernous Worm)”, dove parti in blast beat di matrice crust rivitalizzano e rendono più dinamico un brano per la maggior parte pachidermico. Un disco che, al netto di qualche momento di ripetitività e scarsa originalità, è suonato con passione e riesce a evocare atmosfere inquietanti e malsane.

(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10