(Nuclear Blast Records)Phil e discendenza non si fermano. Mai. Pandemia o meno. E, se volete permettermi una ipotetica bestemmia, stanno diventando quel che più riempie il buco lasciato dalla fine tragica dei Motörhead. In fin dei conti la maggior parte dell’esperienza artistica di Phil è stata a fianco di Lemmy ed ora, Mr. Campbell, da buon genitore, da protettivo padre di famiglia, altro non fa che insegnare ai ‘bambini’ come vivere, come affrontare la vita, come essere uomini. Nel farlo, Phil ricorda loro che non importa chi sia la madre, non conta veramente chi sia il padre… quel che conta è la tradizione, la storia, le radici… il ribadire quanto anticipato con “Bastards” nel 1993… o, più semplicemente, ricordare al mondo che il primo vagito dei Motörhead fu con il moniker ‘Bastard’. Ci sono tonnellate di eredità su “We’re The Bastards”, c’è un sound grezzo e tradizionale, ma anche una dose intensa di modernità… in quanto, dopotutto, di vecchiaccio qui c’è il solo Phil, circondato da cinque giovanotti pronti a conquistare il mondo. Iconica e diretta la title track collocata in apertura di album. A cavallo tra Motörhead e Ramones (un caso?) la possente “Son of a Gun”, trascinante e coinvolgente “Promises Are Poison”… un pezzo con un groove poderoso ed un singing irresistibile. Viene sete con il southern di “Born to Roam”, un titolo che ancora una volta inneggia al life-style di zio Kilmister… mentre “Animals” è decisamente una canzone che potrebbe essere emersa con onore da un qualunque disco dei Motörhead. Quella sete sopra citata inneggia a gole aride e bisognose di birra grazie alla stupenda “Desert Song”. Voglia di fare a pugni con “Keep Your Jacket On”, molto metal su “Lie To Me”, un brano che instaura un feeling molto moderno, pur restando grezzo e old school. Scandisce il ritmo del passo verso gli inferi “Riding Straight To Hell”, oscura “Destroyed”, impegnativa, drammatica e sentimentale la conclusiva “Waves”, una canzone che più delle altre conferma la sublime qualità di registrazione del disco. Con un altro album di puro e spudorato rock’n’roll, oltre all’immenso piacere nell’ascolto affiora anche un’altra semplice considerazione; Phil avrebbe potuto e può tutt’ora fare quel che vuole. Con chi vuole. Dove vuol. È un musicista noto, un pedigree reale, un nome molto pesante. Ma, in verità, novità o meno, tradizione o meno, carriera o meno: cosa c’è di meglio di un padre che si diverte a fare quel che più gli piace in compagnia dei figli? E questo, dal mio punto di vista, è puro, semplice, vero, autentico ROCK’N’ROLL!s

(Luca Zakk) Voto: 9/10