copprehistoricpigs(Moonlight Records) “Wormhole Generator” parte con “Swirling Rings of Saturn” e in particolare con un riff che mi ha subito fatto pensare ai Kyuss. L’evoluzione del brano è dannatamente fluente, come una danza dalla musicalità ruvida e con una coda finale di inserti lisergici. “XXI Century Riots” propende per dei suoni più granulosi. Il pezzo ha un’andatura spigliata e mentre l’indicatore del tempo segnala quasi 9′ di canzone, sovviene una riflessione: che resa avranno i Prehistoric Pigs nel resto dei pezzi visto che sono una band di instrumental stoner? Per scoprirlo bisogna proseguire e ingoiare il resto. “Tafassaset” ha risvolti “cosmici”, soprattutto nella seconda metà del pezzo, e parzialmente alla Sleep. “Interstellar Gunruner” si riallinea allo stile dell’opener, mentre “Primordial Magma” è un manifesto acid rock anni ’60. Una vera propulsione di suoni è l’impianto di “Entelodonts”. La batteria di Mattia Piani sembrano le braccia di un pugile che lavora ai fianchi Jacopo e Juri Tirelli sono, rispettivamente, chiatrra e basso che borbottano fuori suoni densi. Un grugnito che è un ringhio e che mi ha ricordato alcune cose dei Melvins. La canzone rispetto al clima generale dei pezzi propone qualcosa di diverso, cioè l’inserimento di sampler vocali, di parlati e dialoghi e ovviamente si caratterizza in modo diverso vista la totale strumentalità dell’album. “Electric Dunes” ha un riff iniziale epico, maestoso, desertico, southern e poi ecco che la grandezza dei suoni si abbassa. Si eleva il vento sommesso, la notte cala, poche stelle e i quasi 13′ diventano un eco di suoni che si potrebbero sentire in qualche angolo remoto del deserto del New Mexico o delle dune sabbiose del Sahara a ridosso dell’Atlantico, con l’aggiunta del fantasma di Hendirx! Un mondo a parte. L’unico limite di questo lavoro è la considerevole lunghezza dei pezzi e il solo fatto di essere un trio strumentale accentua questo aspetto. In questo tipo di genere le composizioni lunghe non sono una novità, ma in alcuni momenti le buone melodie, trame o riff particolari ed espressivi dei Prehistoric Pigs rischiano di passare in secondo piano, rispetto ad una struttura molto ampia. Impressione personale, ma il giudizio in definitiva è positivo e il fatto che il trio suoni a rotta di collo, libero da forme e condizionamenti non può che essere premiato.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10