(Lunar Apparitions/Nebular Carcoma Records) Attivi da oltre dieci anni gli ucraini Primogenorum vivono, stilisticamente parlando, un un’altra epoca. Il loro black metal è lento, iper distorto, rituale, molto lo-fi… ed è impossibile, forse proibito, non pensare ai primi Burzum. C’è un rituale che si conclude in tutta questa espressione sonora devota a teorie disumane e perdizione spirituale, un rituale che dopo due full length e svariati demo, porta alla chiusura del cerchio, alla pubblicazione dell’ultimo e definitivo lavoro della band la quale dichiara ed afferma che “Ye Last Ordeal” è e sarà l’ultimo lavoro del progetto, in quanto tutto è stato detto, tutto è stato condannato, ogni concetto di malattia mentale, fisica, spirituale è stato diabolicamente espresso, concetti sempre annegati in sentimenti di solitudine, aspri, sanguinari e… sanguinanti, e sempre con la nera luce per porta all’adorazione del diavolo vista come unica guida in un percorso labirintico, irto e paurosamente mortale. I brani sono cadenzati, le chitarre sono sporche, sia le ritmiche che le melodiche, queste ultime impegnate in dissonanti e sferzanti accordi iper distorti. “Trail of Black Fire” e “Ominous Nights” sono marziali, due brani infestati dalle più pestilenziali dannazioni terrene. “On the Ground of the Dying Man” apre selvaggia, un old-school che ricorda sonorità molto arcaiche come quelle dei primi Sodom, per poi evolversi nuovamente al funereo e decadente, con interessanti eccessi i quali vogliono essere degli assoli che provano ad emergere dal frastuono che li circonda. La conclusiva “Sacrilegious Atrocity” è più teatrale ed ambient: urla disperate, suoni elettrostatici, dolore e tortura. Un ascolto che instaura un clima di inquietudine asfissiante, poco più di venti minuti che segnano un destino disperato, un futuro tetro, negando la speranza, declassando la vita, infierendo sulla carne.

(Luca Zakk) Voto: 7/10