(Listenable Rec.) “Maat” è l’esotica e sublime intro acustica alla nuova missiva di Virginia Monti e colleghi. “Sound of the Wind” è forse il lavoro più seventies che i fiorentini abbiano partorito fino ad oggi. Lo si sospetta da “Lords of the War” in poi, canzone che segue “Maat” e presenta un riff portante sanguigno e bluesy. La certezza è “Wild We Go”, dove la tipica cadenza vocale della Monti e la relativa cornice musicale, si esprimono secondo i canovacci soliti. “Sound of the Wind” mette i brividi per la sua sensuale dolcezza, intensità e quell’eco dei Jefferson Airplane che popola le note. In “The Warrens” la componente occult primeggia, mentre “Let Me Be Myself” è tra le cose più intense, poetiche e appassionate che la band abbia inciso. “Turn Me On” potrebbe essere un brano del primo Jimi Hendrix, mentre “Horizons” chiude degnamente un album che pronuncia qualcosa di più per ogni suo minuto che passa. Tutti bravi, Jacopo Fallai tocca le corde giuste, spariglia i riff migliori, costellati di blues e di quella selvaggia e libera forma rock. Riccardo Giuffrè fornisce col basso il miglior groove possibile, mentre la batteria di Mirko Buia è snella, perfetta. Di colei che campeggia nella stupenda copertina si è già scritto. La band mostra un sound perfetto, come il vento. Se il nome Psychedelic Witchcraft corre per l’Europa già da un po’, adesso c’è un nuovo e significativo perché a spiegarlo.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10