(Pavement Entertainment) I danesi Psy:code giungono al terzo album e continuano con il loro atteggiamento carnale, passionale, esplosivo. Siamo in territori hardcore moderno, vagamente metalcore… ma con una componente melodica corposa, deliziose soluzioni elettroniche le quali tuttavia non addolciscono quella brutalità sonora della quale la band è capace. Ma definire il genere suonato non è certamente un incarico facile: c’è il nu-metal. C’è molto death melodico scandinavo. C’è hardcore. Ma anche un richiamo a musica degli anni ’90, in particolare a bands come Pantera e più espressamente Fear Factory… tutto questo senza mai cadere nell’ambito della copia o dell’imitazione. Fantastica “Leech”: quel vocalist è brutale ma circondato dai cori contribuisce ad aumentare il senso epico. Melodie di chitarra emergono tra la devastazione industriale di “Ghost of You”. Oscura e decadente “Loosen The Tight”. Death industriale? Eccolo su “Iskolde Øjne”. Lenta, oscura ed introspettiva “Paralyzed”, irresistibile e magnetica “Introspective”, brutale “The Monument”, ipnotica la conclusiva “The Strain”. Album impegnativo: tredici tracce, quasi un’ora di energia. Ogni brano suona fresco, originale e travolgente. L’ascoltatore può identificarsi in ogni canzone, scovando il dettaglio, il punto di vista, il tono di grigio, l’espressività esposta in una forma o nell’altra. Cori? Riff taglienti? Decadenza? Momenti epici? Brutali? Un po’ pop o catchy? C’è tutto, ma molto ben amalgamato; i Psy:code riescono a creare brani che contengono tutti questi fattori, ma lo sanno fare con intelligenza, capacità esecutiva, melodia e creatività. I Psy:code sono in grado di attirare un pubblico vasto, senza però mai cadere nella trappola del già sentito o del palesemente commerciale.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10