(autoproduzione) Un lavoro decisamente ispirato questo terzo album di Pulvis Et Umbra, one man band lombarda dietro la quale si nasconde Damy Mojitodka, il quale ha avviato questo progetto nel 2002 dopo lo scioglimento dei deathsters Phoneutria. Rispetto alle precedenti release, orientate principalmente verso il death/thrash, questo “Atmosfear” aggiunge elementi riconducibili al black metal, ma anche soluzioni più moderne e groovy, con situazioni ritmiche piuttosto variegate. Esempio lampante di questa evoluzione è il brano “Virus”, caratterizzato da un riffing monolitico e ritmi sincopati, inframmezzati da azzeccati e brevi inserti acustici, utilizzati spesso lungo tutto l’album. Un uso intelligente e misurato, che conferisce ai pezzi maggior enfasi, brevi interludi tra una mazzata e l’altra. Sulla stessa falsariga “Divinity Or Icon”, dal mood oscuro e apocalittico, ravvivata nella parte centrale da uno stacco prettamente thrash che dona una sferzata di energia, una fiammella sprigionata nell’oscurità. La title track si snoda tra arpeggi distorti e dissonanti, blast beat, bordate thrash/groove alla Soulfly e vocal sussurrate. Un album decisamente valido, il cui unico difetto è a mio avviso una produzione un po’ scarna. A parte questo, il lavoro gode di una buona varietà di stili ottimamente amalgamati, dove ogni elemento è incastrato alla perfezione nei brani, passando con naturalezza da momenti efferati ad altri decisamente più dark e riflessivi.

(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10