(Aural Music) Torna sul mercato “Dad is dead”, originariamente il quinto disco dei bolognesi Rain, uscito nel 2008 durante un periodo di grandi cambiamenti per la band, che aveva da poco perso, dopo Luciano Tattini, anche il singer Alessandro Tronconi. Ricordo che all’epoca il disco non mi convinse particolarmente, forse alla luce dell’ottimo predecessore “Headshaker”: oggi certamente non lo sento invecchiato, e forse fui troppo rigido nella mia recensione dell’epoca… La opener “Bar 1” ha carica (nella strofa) e melodia (nel ritornello). Ruggente hard rock con punte street per “Mr. 2 Words”, mentre è corposo l’inno autocelebrativo “Rain are us”. “The Party” ha quella coinvolgente energia da sempre caratteristica dei brani dei bolognesi; caciarona e sferragliante la titletrack, mentre il miglior refrain del disco è certamente quello di “Swan Tears”, ancora una volta orientata verso tonalità street se non glam. Alla cover conclusiva di “The Rain”, dei Cult, l’ospite dietro al microfono è addirittura Steve Sylvester! Questa nuova edizione è completata da un cd live, documentazione di uno show del 2010: la scaletta è pressoché interamente ripresa dal cd in studio, con l’aggiunta dell’immancabile classico “Only for the Rain Crew” e della cover conclusiva di “Highway to Hell”. Giusto che questo pezzo di storia del metallo italiano torni sul mercato; attendiamo ora il seguito di “Spacepirates”.

(René Urkus) Voto: 7,5/10