(Argonauta Records) Chiamatelo stoner, desert, psych, aggiungeteci cose come sonorità southern o Detroit sound, infilateci gli aridi territori, ficcateci dentro similitudini con gli anni ’70… oppure, mentre vi scervellate nell’inutile ricerca di una definizione, chiamatelo più genericamente rock nella sua più pura e concettuale concezione. Una cosa è però certa: gli italiani Rancho Bizzarro sono un portento di improvvisazione e fantasia musicale! Loro registrano dischi o EP, ma la sintesi è solo una: pura improvvisazione, totale adorazione della jam session, ovvero quella musica suonata d’impulso, con impeto, con passione, forza ed energia, musica che brilla, che nasce ed esiste in un luogo e momento ben determinati, musica irripetibile, che si evolve, cresce, si modifica rinascendo ogni volta che viene suonata. Me li immagino questi quattro musicisti dal vivo quando introducono un brano della loro discografia per poi suonarlo in una (o un’altra) maniera completamente diversa dall’originale o da qualsiasi precedente… o futura! Nessun cantante, solo chitarre, basso e batteria… strumenti che qui picchiano duro, stridono, smuovono la povere creando una nube che inaridisce la gola, arrossisce gli occhi, eccita la carne ed esalta le emozioni! Nervosa “Open Bar Deluxe”, un miscuglio di virtuosismi rock & blues e Motörhead, con un basso che va vibrare le budella. Blues psichedelico che incontra i Black Sabbath generando una deflagrazione dal suono metallico su “King of the Van”. Palm mute e rock’n’roll con “El Motardo Loco”, jam infinita e divagazione surreale su “The Vengeance of Lord Humungus” prima della conclusiva “Giusquiamo Slow Drink” messa li per un chill-out, per rilassarsi funandosi una sigaretta e scolandosi l’ennesimo shot. Bar maleducati dispersi lungo una highway frequentata da hippies a cavallo di ferri vecchi, arrugginiti e rumorosi. Pickup e furgoni malandati, che bruciano negli otto cilindri tutta la benzina e la polvere che i carburatori riescono a succhiare. E li dietro, sul cassone del van uno sporco materasso il quale se potesse parlare ne racconterebbe di belle ma, soprattutto, di brutte. Donne ribelli e di facili costumi, uomini irascibili e disposti a tutto. Alcol a fiumi e menti annebbiate. Un caldo torrido, un fottuto caldo torrido che distorce i sensi e contorce le percezioni.

(Luca Zakk) Voto: 9/10