(Massacre Records) La passione dei Rebellion per temi storici o letterari (si veda il precedente disco, dedicato a Shakespeare come lo era il loro debut) è ben nota; con questo “We Are The People”, che è il nono della loro discografia, i nostri si occupano delle più sanguinose vicende della storia d’Europa dal ‘700 in poi. Il messaggio – e i nostri lo esplicitano chiaramente sui social – è politico e in ogni caso positivo: a loro giudizio, i vari popoli europei devono superare le differenze del passato e unirsi in unico popolo, come recitano titolo e titletrack dell’album. Bel messaggio europeista in quest’epoca di disunione, Brexit e difesa degli orticelli… In “Risorgimento (Tear Down the Walls)” Michael Sejfert celebra con il suo vocione le glorie ottocentesche italiane; il brano è molto serrato, quasi ai limiti del thrash, ed estremamente compatto. Ancora più impattante è “Liberté, Égalité, Fraternité”, che – come è facile immaginare – si occupa invece delle vicende francesi; “Vaterland”, che si dedica invece alla storia tedesca, incorpora due assoli violenti al limite della dissonanza. “Verdun”, dedicata al più grande massacro della I Guerra mondiale, è aperta e incorniciata da sinistri discorsi dei militari dell’epoca, mentre “Gods Of War” si avventura su territori blackened… “Shoa (It Could Have Been Me)” ha i toni carichi e drammatici che ci si aspetta da una canzone con questo titolo; la titletrack chiude il disco in modo dinamico, rivelandosi un inno marziale e roboante. Sicuramente l’album dal sound più moderno che la band abbia mai pubblicato – e certamente uno dei migliori.

(René Urkus) Voto: 8/10