copredsky16(autoproduzione) Red Sky non mi ha mai convinto del tutto. È pur vero che in passato è stato sempre ben valutato dal sottoscritto, soprattutto per la scelta di metterne in evidenza i pregi. Questa volta si gioca a carte scoperte con “Kamasutra”, nuovo EP che il fantomatico chitarrista mascherato pubblica rilasciando una canzone al mese, da ottobre 2015 ad aprile 2016. In merito all’EP le note stampa ne parlano come di “una critica alla scena moderna, dove l’arte viene spesso giudicata e teorizzata ma raramente messa in pratica”. Sarà così, ma c’è un aspetto sul quale mi permetto di esprimermi da subito con Red Sky: quando un artista (musicista, pittore, attore e via dicendo) produce un’opera e la svela al mondo, si espone inevitabilmente al giudizio di tutti, sia degli esperti sia delle persone comuni. Prendersi la briga di dire (cantare e suonare) che di non appartenere a una scena specifica, di essere qualcosa di preciso, di lanciare un messaggio nel quale si aspira all’originalità o a una presunta superiorità in fatto di idee è un atto che valorizza la musica stessa che un artista produce. Produrre musica e quindi arte dovrebbe essere qualcosa di ben più maturo e prioritario che dare una risposta a qualcuno che ha scritto o parlato male di te. Come, ad esempio, un commento inopportuno od offensivo in qualche social network… Basterebbe non stare sui social network per risolvere! Ci stai o ci devi stare? Fa parte del gioco allora. Tutto questo non è una polemica voluta a forza, né da parte mia e né tanto meno da Red Sky, anzi chi scrive pensa realmente che l’artista abbia prodotto dei testi nati da spunti e serene e sentite opinioni, magari con l’intento di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Perché un acuto osservatore, un salace e intelligente artista dovrebbe impiegare le proprie forze per produrre dei pezzi che mirano a screditare chi lo ha ‘bollato’ negativamente? Insomma, una canzone è sufficiente, poi vai avanti con altro. Red Sky sa esprimersi attraverso il rap: questo significa di armarsi di una forma verbale di protesta e offesa infallibile, forse la più dinamica e riuscita da qualche decennio (l’alternativa ero lo scream!). Tuttavia Red Sky nei suoi testi non infonde solo una rivalsa e un j’accuse a tutti, il suo intento è anche quello di toccare aspetti che affliggono il nostro paese, la nostra gente. Noi. “Add(io)” interpola il fare musica e il progredire con un’ipotetica evoluzione umana e dunque artistica. È “Kamasutra”, la title track, attacco feroce ‘al sistema’, il nocciolo del tutto e di ciò quello che è stato scritto più su. Lodevole il ritmo che si incolla al riffing, anche se la sensazione che la chitarra in volume stia un po’ troppo in basso è davvero forte. Forse un volume più adeguato avrebbe reso un ottimo effetto industrial. In ogni caso è un pezzo riuscito. “Alieno” è il solito rosario di scontata poetica retorica. Frasi profonde, strofe e rime che sicuramente hanno un loro senso compiuto e a Red Sky va dato il giusto merito di scrivere cose concrete e non le solite boiate delle quali, una volta chiesto il senso a un musicista, questi le descrive come “ognuno può trovarci qualcosa nei nostri testi”. No, Red Sky parla chiaro, è diretto e fa anche nomi. Bravo. Ascoltate cosa dice in quella staffilata che è “Din Don Dan”. Eppure certe frasi sembrano tratte da poesie adolescenziali o quanto meno strasentite e lette, da esordienti tante e tante volte. Insomma, un “non è la chitarra che suona, pura, è l’anima che grida alla luna” suona banale. “La vita inizia quando una stella muore”: poco convincente. Il pathos di Red Sky a volte è stucchevole. La musica non la si discute, ma sulla parola si intravedono delle modalità che già in passato erano apparse deboli. “Ikigai” si presenta con uno stile dei precedenti lavori, quando Red Sky indugiava in territori tra lo sperimentale, il rock, il metal e la poesia. In totale i brani sono sette, oltre ventitré minuti di musica plasmata tra rap, metal, elettronica, rock, e… Non c’è un genere, come lo stesso Mascherato dichiara. Gradevole “Kamasutra”, per l’ennesima volta l’artista ha voluto guardarsi dentro per esternare musica. Lo ha fatto nel modo in cui si è trovato a relazionarsi con l’esterno, l’altrove, le redazioni, le etichette e tutto il resto. Domani ci sarà ancora Red Sky e probabilmente anche io. Entrambi porteremo avanti il nostro lavoro. Credendoci, perché anche io credo in ciò che faccio.

(Alberto Vitale) Voto: sv