(FDA Rekotz) Scenario apocalittico ed infernale. Morte nel cielo, morte nella terra. Panorama di estinzione. Un fiume azzurro le cui acque tempestose ed elettrostatiche illuminano una cattedreale defunta, patetico tempio per un atroce culto inneggiante a un dio ormai putrefatto. Pura evocazione della morte. E’ questo che ritrae la copertina firmata da Juanjo Castellano (Vomitory, Blaspherian, Sathans). Ed è di questo che canta Haubersson (Ralf Hauber degli Immortal Rites), uno dei due componenti di questa death metal band tedesca. Death metal duro e crudo. Puro. Sanguinoso e putrefatto. Velocità pura, riff pesanti, riff cadenzati, headbanging che frantuma le ossa, stage diving con caduta in un bagno di sangue. Chitarre compresse come solo questo genere ha offerto nel passato. Ritmica del cantato sincronizzata con il martellare della batteria. Intermezzi rallentati e pesanti, di quelli che dal vivo tirano giù il palco. Basso distorto alla follia.  “Iron Coffin”, la bara di metallo. “Bloodfeast”, banchetto di sangue. “Opus Putrescence”, l’opera della putrefazione.  Queste sono alcuni dei proiettili che vengono sparati nella testa dell’ascoltatore, frantumando pelle, ossa e cervello in un miscuglio di massa organica inerte. Un fiume azzurro che diventerà rosso sangue, con flutti che sono oscuri presagi, con un’atmosfera che puzza di morte. Questo è death metal.

(Luca Zakk) Voto: 7/10