(Transcending Obscurity Records) Settimo album per quello che è uno delle decine di progetti musicali creati dallo svedese Rogga Johansson. Paganizer, ovviamente, ma anche Megascavenger, Ribspreader, Putrevore, oltre a lavori solisti e collaborazioni come quella con Paul Speckmann dei Master. Nel totale si parla di almeno una decina di album pubblicati all’anno (almeno…) e nei quali Johansson non solo suona ma scrive anche la musica o buona parte di essa. Nei Revolting oltre alla chitarra lo svedese si cimenta al cantato, con il suo growl torvo e dal timbro forte. Per il resto è il ‘solito’ Johansson, cioè death metal svedese della prima ora piuttosto limato: riff potenti ma tanto ritmati e con armonizzazioni sparse per dare un po’ di piglio e melodia a queste cavernose espressioni del genere. Francamente Rogga Johansson e colleghi tirano fuori delle canzoni interessanti e come già espresso con quel sound facilmente riconoscibile e tanto caro alle prime manifestazioni di Grave, Dismemeber e Hypocrisy. Ciò non toglie una certa prevedibilità che salta all’orecchio dopo l’ascolto di un paio o tre canzoni delle nove in totale. I brani iniziano, presentano il loro schema in anticipo con i riff portanti e la melodia principale, a partire da questo ecco che inteso per l’ascoltatore come si svolgeranno le canzoni. Titolo è un lavoro gradevole, negli standard di Johansson, di quelle del death metal dalle classiche sonorità e melodie svedesi. Dunque è qualcosa di prevedibile perché standard nelle sue forme.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10