coprickywarwick(Nuclear Blast) Sono ormai passati sette anni – era infatti il 2009 – da quando mi trovai fra le mani, in modo del tutto casuale, “Belfast Confetti”, terzo album del chitarrista nordirlandese Ricky Warwick. E il suo mix di acoustic rock, metal e folk mi colpì così tanto che, da allora, non l’ho mai completamente perso di vista. Ho apprezzato la sua ‘scandalosa’ idea di diventare il nuovo frontman dei Thin Lizzy e lo ritrovo ora, sotto l’egida della potente Nuclear Blast, addirittura con un doppio album – anche se sarebbe più preciso dire ‘con l’uscita di due diversi album in un solo package’: “When Patsy Cline Was Crazy (And Guy Mitchell Sang The Blues)” è un full-“length” di rock/folk elettrico, “Heart on Trees” è un disco interamente acustico. Vediamo i brani fondamentali di entrambe le uscite, cominciando dalla prima. L’arrembante rock radiofonico di “The Road to Damascus Street” è un ottimo inizio; “Celebrating sinking” è già larger than life, ancora allegria con “Toffee Town”. Si scherza col southern in “That’s where the Story ends”, e addirittura con il southern blues in “Presbyterian Homesick Blues”; godibilmente springsteeniana “Gold along the Cariboo”. Se volete una avvolgente ballad acustica, potete rivolgervi a “Tank McCollough Saturdays”; ma in un brano acustico può anche esserci una grande energia vagamente folk, come dimostra – e passiamo al secondo disco – la stessa titletrack “Hearts on Trees”. E che dire dei cori di “Said Samson to Goliath”? “Schwaben Redoubt” è forse il brano che va maggiormente verso il folk irlandese da cui in fondo proviene l’artista, mentre “82” è un nostalgico e accorato canto d’amore. Ricky ha la grande capacità di scrivere musica semplice ma bella, e per questo sostanzialmente universale: le sue canzoni possono stare anche nella pausa pranzo di un blackster incallito!

(René Urkus) Voto: 7,5/10