(InsideOut Music) Rikard Sjöblom è un musicista e poli-strumentista molto impegnato. Non solo ha una carriera solista, ma suona o ha suonato con Big Big Train, Bootcut e Beardfish, in aggiunta ai suoi Gungfly. Tutto comunque gira attorno il prog, al rock progressivo, un genere senza confini, senza limiti, un genere che offre totale libertà stilistica e che richiede infinita fantasia creativa e musicisti di alto livello. Ed è proprio con i Gungfly che Rikard scatena la suo eclettico libertinaggio musicale, inglobando una infinità di stili i quali, tutti assieme, convergono verso il suo proprio ed identificativo stile. Per quanto l’album sia una esplosione di suoni ed arrangiamenti, un costante viaggio verso territori noti ma anche inesplorati, i Gungfly sono ‘solo’ un terzetto: Rikard impegnato con voce, tastiere (di vario tipo) e chitarre mentre la sessione ritmica è saggiamente affidata ai fratelli Diamant, Petter alla batteria e un irresistibile Rasmus al basso. Testi intensi si srotolano attraverso immensi e coinvolgenti labirinti musicali: testi dal sapore sociale, come lo stesso titolo dell’album capace di assumere molteplici significati, specialmente nel mondo moderno. Ed è proprio la title track che rivela quella negazione di confini stilistici, tanto che musicalmente passa dal rock classico e melodico, al prog più pungente, abbracciando la pesantezza del metal con la voce che tocca anche il growl, in un’alternanza di varie sonorità le quali esigono idee per hammond, chitarre granitiche e metal, ritmiche a tempi dispari. Stupenda e provocante la lunga opener “Traveler”, suggestiva ed imprevedibile “Happy Somewhere In Between”, introspettiva ed un po’ spaziale “Clean as a Whistle”, un brano che offre spazio a direzioni progressive d’annata. Ricca di poesia musicale, con una impostazione deliziosamente teatrale, oltre che malinconica, la favolosa “On the Shoulders of Giants”, anche il pezzo più lungo del disco con il suo quarto d’ora di durata. Album carnale: non ci sono tonnellate di sovra incisioni. Niente aggiunte decorative: solo voce, corde, tastiere e batteria. C’è un Rikard che si sbizzarrisce con le sue composizioni mentre i due fratelli erigono un muro ritmico semplicemente favoloso. Prog, certo, ma molto rock, molto efficace, molto melodico, ricco e seducente, potente e ammaliante. Prog moderno con un bellissimo sguardo alla tradizione.

(Luca Zakk) Voto: 9/10