(Eagle Records) Per quanto chi scrive abbia un’immensa stima verso Ritchie Blackmore, l’ascolto di questo live ha suscitato qualche perplessità. L’album è stato ascoltato in streaming, il solo mezzo fornito dall’Universal, magari su un supporto fisico le cose cambiano, ma sia chiaro che la cronaca è basata sul mezzo a disposizione. Innanzitutto la voce di Ronnie Romero, il quale è certamente un ottimo cantante, ma non si sa bene quanta attinenza possa avere con le canzoni dei Deep Purple, ma non da meno con quelle dei Rainbow. La perplessità sta nel fatto che quella potenza vocale alla quale certe canzoni sono legate, con Romero sembra mancare. A proposito di Deep Purple, il doppio CD fa riferimento ai Rainbow, ma include comunque una buona manciata di pezzi dei Purple e così viene da pensare che quel ‘Blackmore’s Rainbow’ sia superfluo. L’album ha una sua attinenza con la dimensione live perché i suoni sono puliti e trasmettono il contesto del palco, per il fatto di sentire a volte dei vuoti tra gli strumenti e nell’attacco delle varie parti. In un certo senso questo rende tutto più vero, ma getta delle ombre sulla resa dell’intera formazione. Una “Difficult to Cure” piuttosto spenta quanto può essere tollerabile? Inoltre i livelli degli strumenti in fatto di missaggio danno la sensazione di non essere costantemente equilibrati. Tolte queste considerazioni, probabilmente dettate da un orecchio personale, fa sempre piacere ascoltare la cadenza delle dita di Blackmore. Dita che non sono più quella tigre elegante che percorreva la chitarra in ogni senso, ma ancora oggi quel tocco ha l’eleganza di ‘altri tempi’ e resta qualcosa di fine. Blackmore contraddistingue ogni nota, suona con una grazia spenta e rincorre quella sensazione di grandiosità che ha calibrato molti suoi riff. Ha fatto storia il chitarrista di Weston-super-Mare, ma oggi appare stanco e se così fosse lo sarebbe solo a causa dell’età. Avendo visto i Deep Purple sul finire del 2015, si è avuta la stessa impressione guardando sua maestà Ian Gillan, il quale a ogni alzata di voce si assentava nelle fasi in cui non era chiamato a cantare, andandosene pacatamente dietro le quinte per poi rientrare in vista dello scatto successivo e per tutta la durata del concerto. L’età è per tutti. “Live in Birmingham 2016” testimonia il terzo dei tre spettacoli tenuti da Ritchie Blackmore e la band nel 2016. I primi due avvennero in Germania e di preciso a Sankt Goarshausen e a Bietigheim-Bissingen, dove non vennero eseguite “Soldier Of Fortune” e “Burn”, qui invece presenti. I due concerti tedeschi sono stati oggetto poi di un documentario, “Memories of Rock”, prodotto dalla Eagle Vision e Eagle Records.

(Alberto Vitale)Voto: 6/10